La grande cèlia
- erbefiori
- 17 set 2024
- Tempo di lettura: 1 min

Qualche parola direttamente da
Lei intellettualmente impegnata e lui piuttosto scanzonato entrano, da subito, in una sorta di sintonia a fior di pelle. Si guardano; i loro occhi si incrociano in un furtivo bisogno di rispondenza emotiva, le loro mani si sfiorano leggere. Lei è esile e leggiadra, lui è massiccio di torace e di bicipiti su un tronco più da intellettuale che da ginnasta. Lei indossa un abito piuttosto serio, pantaloni e giacca grigio chiaro, sotto una camicia beige dal taglio classico. Lui veste una camicia scozzese sul chiaro e una giacca, forse d’un abito importante, su un paio di jeans piuttosto logori.
*
Clarice è una brunetta dai capelli castani che scendono leggermente inanellati sulle spalle, dal taglio gentile degli occhi, dall’iride nero venato d’ambra, dallo sguardo che trasmette simpatia. Il collo e le spalle sono di grana preziosa e sottile, non ancora segnata dal tempo, e il seno è proporzionato alla sua corporatura esile e fragile. È l’armonia del corpo a renderla bella. Non un filo di trucco, non un abito che richiami l’attenzione. È la sua naturalezza a renderla elegante.
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Che cosa ci fanno la mandragora ed un dragone in una novella?
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Scrivo in maniera chiara, semplice, diretta al cuore e alla mente del lettore.
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Cordialmente la scrittrice
Giovanna
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